#appena alzata
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mynameis-gloria · 1 year ago
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La prima domenica libera dopo mesi non si scorda, anche se piove.
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Lo ghiaccerà con gli occhi, stasera
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“Occhio per occhio e il mondo diventa cieco.”  (M. K. Ghandi)
Luna l’ha appena scoperto: ieri sera è venuta a conoscenza del fatto che lui si vede con un’altra donna. Lo starà facendo perché forse la nuova preda è più fedele e servile di lei; più esperta nelle cose di sesso, pensava. Tuttora non osa ammettere neppure a sé stessa che invece egli potrebbe semplicemente amarla.
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Sei anni d’amore e di totale, sua totale e piena devozione per lui gettati al vento. Non ci sarà più quel gioco gentile ma stimolante e crudele tra due che si amano. Non si sottoporrà più con genuina e partecipata gioia ai riti dolorosi ma per lei dolcissimi e intimi a cui Manuel con pazienza l’aveva abituata.
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Le prime volte infatti, alle richieste dell’uomo lei reagiva con veemenza. Probabilmente, da qualche parte nei recessi della sua mente abituata ad obbedirgli e scattare a comando, troverà il coraggio di troncare con lui. Una salutare alzata d'orgoglio. Intanto comunque stasera per l’ultimo appuntamento con lui s’è fatta stupenda.
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Ma è assolutamente decisa: non lo lascerà avvicinare al suo corpo più di tanto e non si farà mai più neppure toccare, da lui. Lo guarderà come un animale ferito a morte guarda il cacciatore che gli ha ficcato una pallottola nel cuore, prima di esalare l'ultimo respiro. Piangerà dentro, ma non gli darà la soddisfazione di vederla sanguinare e soffrire per davvero, stavolta. L’ultima volta.
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Con Manuel, all'inizio della loro storia Luna era una donna risoluta e anche aggressiva, lo combatteva e litigava molto, con lui. Rivendicava come donna un suo ruolo paritario, nel rapporto che si stava creando tra loro due. Poi, per puro amore di quell’uomo, ha accettato progressivamente tutto e man mano s’è sottomessa in toto al suo volere.
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Dopo alcune settimane la cosa ha iniziato decisamente anche a piacerle: non vedeva l’ora di indossare il collare, desiderava soltanto essere sculacciata e punita nelle mille, sottili maniere che lui conosceva. S’era finalmente insinuato nella sua psiche il gusto tenue, subdolo, riprovevole ma pervicace della sottomissione al maschio dominante.
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Dio come godeva con lui nel farlo. E oggi pomeriggio altre news. La sorpresina finale: Dolores, la nuova donna che ha inaspettatamente accartocciato il cuore del suo Padrone, sembra che sia addirittura una dominatrice lei stessa.
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E che sia una molto forte e determinata, con gli uomini. Manuel l’ha conosciuta da poco, a una convention inter-aziendale. La nemesi vuole che lei abbia subito messo gli occhi proprio su di lui e che adesso non voglia avere a che fare con nessun altro uomo.
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E sembrerebbe addirittura che come prima volta lei abbia voluto che Manuel partecipasse a una sua cosa a tre con il suo accompagnatore e collaboratore tuttofare storico e fedele. La versione moderna del puro schiavo. Lo ha voluto quindi come secondo schiavo. E l’uomo oggetto di tanta cura, dopo un iniziale disorientamento ha accettato.
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Adesso, ogni volta che lui pensa alla sua nuova Padrona o che la vede, che qualcosa gliela ricorda, ha un tuffo profondo al cuore. Che il nuovo arrivato Manuel sia il benvenuto, nel mondo della dominazione e nella parte dello schiavo: proverà così, ogni volta che lei vorrà, del puro dolore fisico.
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E l'umiliazione di essere la seconda scelta, di sborrare dentro di lei solo dopo che lei avrà goduto col primo schiavo. Subirà costantemente l’umiliazione psicologica più imbarazzante e tenace, qualcosa che si protrae durante i giorni a seguire e che incide in modo definitivo sull’autostima del soggetto sottomesso, specie se di sesso maschile.
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S’abituerà a servirla secondo il suo assoluto volere. Luna, la schiava di ieri invece, per parte sua, una volta ammortizzato il colpo e finite le lacrime, le parole, presto tornerà libera dal giogo della passione con un uomo ormai profondamente cambiato. Forse col tempo troverà un altro dominante, per continuare a soffrire d'amore e godere nel farsi dominare.
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Il maschio curioso, carico di desiderio sessuale e assetato di vita che comunque è dormiente in Manuel vorrebbe addirittura farla incontrare con la sua padrona. Ma sa che per ora questa è solo una sua fantasia. Chissà: forse in un futuro non troppo lontano…
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In ogni caso, più probabilmente questa vicenda segnerà la nascita di una nuova Luna: stavolta prenderà il ruolo di una vendicativa, gelida, cattiva, lucida, spietata e ormai esperta dominatrice. Le vicende tra amanti sono spesso molto complicate, aggrovigliate.
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Accadono inattese vere e proprie rivoluzioni copernicane. Esse mutano i desideri delle anime che inspiegabilmente si attraggono. E nascono i comportamenti d'amore e le storie più singolari.
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RDA
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scritti-di-aliantis · 9 days ago
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(Foto: be-appy-71)
L'ho portata al cinema. Non mi ricordo neppure quand'è stata l'ultima volta che ci sono andato. La volevo vicina, sentirne l'odore, avere la possibilità di toccarla 'per caso', di sfiorarla per studiarne le minime reazioni. Appena ci siamo seduti però, coraggio da leone e le ho preso la mano, sulla sua gamba. Lei ha allargato la bocca in un sorriso. Le luci erano ancora accese, l'ho vista arrossire e abbassare gli occhi. Mi sono avvicinato e l'ho baciata su una guancia. Mi si è stretta, appoggiando la testa sulla spalla.
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(Foto: malastampa)
Come si è fatto buio in sala, le ho messo una mano sotto la gonna e lei si è aperta per farmi arrivare alla passera e all'ano. A quel punto le ho detto solo che la volevo e che dovevamo uscire subito, per andare a casa mia. Ma non ci speravo troppo. Lei invece si è alzata. Ed è finita che ho scoperto una donna meravigliosa. Bella, colta, pulita e molto porca. Le piace fare e farsi fare di tutto. Soprattutto, con la bocca sa lavorare l'uccello maschile in modo esperto e inghiotte il seme senza alcuna difficoltà. Già sono schiavo del suo seno e del suo odore. La desidero. Maledetta...
Aliantis
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(Foto: malastampa)
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angelap3 · 2 months ago
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Fiabe classiche
Il soldatino di stagno
C'erano una volta 25 soldatini chiusi in una scatola tutti perfettamente uguali poiché erano nati dallo stesso cucchiaio di stagno.
La prima cosa che sentirono quando si aprì il coperchio della scatola fu"evviva i soldatini di stagno"era il bambino che li aveva ricevuti per regalo di compleanno .
Al bambino piacquero molto ma quello che lo colpì più di tutti fu l'ultimo soldatino perché aveva una sola gamba(purtroppo lo stagno per terminarlo era finito)ma se ne stava in piedi perfettamente nella sua divisa rossa e blu fiero con il fucile in spalla.
Sul tavolo dove erano stati appoggiati vi erano molti giocattoli ma quello che attirò più di tutti l'attenzione del soldatino di stagno fu un castello di carta, davanti al castello c'erano degli alberelli e vicino alla porta una ballerina anche lei fatta di carta ,ma con la gonna di chiffon ed un nastrino azzurro dietro la schiena
La fanciulla aveva le braccia allargare e teneva una gamba talmente in alto che il soldatino pensò che anche lei fosse senza .
"Oh com'è bella sarebbe la sposa per me!,ma lei vive un un castello e io in una scatola,non e 'certo posto per lei,ma devo tentare lo stesso di conoscerla!"
Cosi quando venne la sera e i soldatini furono rimessi nella scatola,lui però si nascose dietro ad una scatola da dove poteva vedere meglio la sua ballerina .
Durante la notte i giochi presero vita,lo schiaccianoci faceva le capriole,i soldati giocavano alla guerra e il gesso scrivevs sulla lavagna,solo il soldatino e la ballerina non si mossero,impegnati a guardarsi per tutta la notte
Suonata la mezzanotte ad un tratto dalla scatola uscì un diavoletto(o troll,) che disse "ehi soldato smettila di guardare là e prestami attenzione"!
Ma il soldatino non si curava di lui "bene disse il diavoletto,domani vedrai cosa ti succederà "!
La mattina dopo il soldatino fu messo sul davanzale della finestra aperta,non so se fu il diavoletto o una folata di vento,ma il soldatino cadde di sotto.
Il bambino andò a cercarlo ma d'improvviso arrivò un acquazzone e il ragazzino fu costretto a tornare in casa,così il soldatino rimase sotto la pioggia battente .
Appena cessata la pioggia due monelli che passavano di lì videro il soldatino ,lo presero e lo misero su di una barchetta di carta e lo fecero scorrere su di un rigagnolo.
La corrente era talmente forte che finì dentro una fogna,lì c'era un odore terribile e un buio pesto,avrebbe pianto dalla disperazione ma non lo fece perché lui era un soldato .
La corrente venne sempre più forte e la barchetta si ruppe e il soldatino fini in un canale di scolo,poi in un fiume .
"Oh povero me chissà che fine farò,non rivedrò più nemmeno la mia amata ballerina "e mentre pensava questo fu ingoiato da un pesce.
Il giorno dopo il pesce fu pescato e venduto al mercato e finì in una cucina dove una cuoca lo tagliò.
Dallo stomaco del pesce uscì il soldatino ,la cuoca lo prese e lo portò in salotto dove tutti volevano vedere l'uomo che aveva viaggiato nella pancia di un pesce,ma lui non si insuperbi ".
Ma come era possibile era finito nella stessa casa dove era prima,c'era lo stesso bambino ,gli stessi giocattoli e c'era anche lei si era ancora lì dentro il suo castello con la sua gamba alzata, il suo fiocco azzurro ,la sua gonna di chiffon che lo guardava compiaciuta .
Il soldatino voleva piangere lacrime di stagno tanto era felice ma non gli si addiceva,solo il diavoletto era arrabbiato per il suo ritorno .
Ad un tratto il bambino prese il soldatino e lo gettò nella stufa,senza alcun motivo,,forse istigato dal diavoletto.
Il soldatino vide una gran luce,poi senti un gran calore, ma lui non sapeva se era il fuoco o la fiamma dell'amore e mentre pensava questo guardava la sua ballerina e lei guardava lui,poi si sentì sciogliere.
Ad un tratto si spalancò una porta e una folata di vento spinse la ballerina che come una silfide volò proprio accanto al suo soldatino poi sparì con una fiammata
Il giorno dopo la domestica andò a pulire la stufa ,trovò un piccolo cuore di stagno con con intorno un fiocco azzurro.
Hans Christian Andersen
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cl0udninee · 3 months ago
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mi sono alzata con la stessa energia di chi ha appena fatto un frontale con un camion
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yellowinter · 6 months ago
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Stamattina mi sono alzata e sono uscita a fare una passeggiata, ho visto la psicologa, poi ho pranzato e sono andata a lavoro. Appena arrivata è venuto giù un diluvio universale, è saltato il contatore della corrente, pensavamo di aver perso un pollo, ho pulito, spalato, spazzato, dato pappa e acqua, coccolato tutti, ho chiacchierato con gli altri volontari e aiutato le vecchiette con le carriole, mi sono presa il mio tempo, ho respirato, sorriso, fatto pause sigaretta e ghiacciolo, ho corso nei prati con le pecore, tra le mucche, insieme ai cavalli. Ho finito puntuale e sono tornata a casa con i soliti pullman, ho ascoltato la musica, cenato e fatto la doccia. Per riuscire a dormire ieri ho preso un po' di xanax, tra poco faccio meditazione e poi mi metto a letto. Sento la stanchezza, ma mi dico che andrà tutto bene.
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chouncazzodicasino · 11 months ago
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Solitamente la domenica mattina sono carica delle migliori aspettative per la giornata. Aspettative che puntualmente vengono rase al suolo e la giornata finisce che sono triste, malinconica e pure incazzata. Ma ci provo, quasi tutte le domeniche, a partire bene. Oggi mi sono alzata con un leggero mal di testa ma non importa, ho fatto colazione, mi sono seduta sul divano, ho messo un bel film stravisto in sottofondo e ho vicino libro e caffè appena fatto. Da dove sono seduta si vede che l'albicocco ha fatto tre fiori e miei ricci sono morbidissimi.
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odioilvento · 7 months ago
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1 AGOSTO
Soglia della sopportazione bassissimissima. Non possono toccarmi perché tutti hanno le mani caldissime. O mal di testa per il caldo o mal di testa per l'aria condizionata, quindi mal di testa costante. Con l'aria del ventilatore addosso mi vengono i crampi alle gambe o il torcicollo, quindi anche di notte dovrei coprirli per riuscire ad alzarmi la mattina, e tanto con 24 gradi di afa come cazzo si può dormire? Faccio il caffè la mattina appena alzata e lo bevo tre minuti prima di lavare i denti se no mi viene una vampata tipo menopausa. Voglia di fare niente, ma niente proprio, dal respirare al fare sesso.
Più tutto quello che abbiamo tutti tipo non riuscire ad asciugarsi le dieci volte che ci laviamo, sudare anche solo parlando al telefono, essere fiacchi che solo a girare la testa tutto gira e si capovolge insieme a te appassionatamente.
Come cacchio fate a vivere a luglio ed agosto? 24° C deve essere la massima, non la minima!!!!!
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davidewblog · 4 months ago
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Gestire i momenti di difficoltà delle persone con cui vivo fa parte di una vita come quella che sto facendo in questa casa.
Nei giorni scorsi avevo notato che una delle mie compagne di appartamento, Annarita, non stava molto bene, era irascibile, quando andavamo insieme all'università camminava molto lenta, e a casa passava molto tempo sul divano senza parlare.
Stamattina è venuta in camera mia, appena alzata dal letto, mi ha chiesto se potevamo parlare da soli e mi ha spiegato meglio, anche se avevo immaginato il problema. Mi ha detto che ha il ciclo abbastanza problematico, probabilmente per via dello stress dell'università.
Ho cercato di capire come aiutarla, e in quel momento la cosa migliore era semplicemente ascoltarla.
Ora cercherò di fare qualcosa per aiutarla, ma facendo in modo da non essere invadente. Probabilmente oggi comprerò del cioccolato, perché un'altra volta mi aveva detto che quando ha il ciclo trova conforto nel mangiare dolci e soprattutto cioccolato al latte in gran quantità.
Poi non credo di dover fare molto altro, in questi casi credo che sia giusto lasciar passare questi giorni cercando di farle pesare il meno possibile qualunque cosa. Non so se ci riesco ma mi impegno a farlo.
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mynameis-gloria · 2 years ago
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Quella è davvero la mia faccia appena alzata. Eh già
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Fascino colpisce duro
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Al mattino, appena alzata ti osservo e ti bevo letteralmente: sei semplicemente bellissima. I tuoi seni morbidi sono ora liberi come gazzelle. Dal tuo corpo, dalle tue parti intime ancora non violentate da saponi e profumi, si liberano i tuoi odori naturali. Sensazione olfattiva familiare e appagante. Sei ancora tutta avvolta dall'amore, intrisa di desiderio e ancora non calata pienamente nella realtà. C'è ancora un po’ di tempo, per noi due. Sei meravigliosa come un diamante grezzo. Non ho il coraggio di toccarti: sei troppo bella, mentre cerchi le tue cose e tenti di ricomporti.
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Cerchi di riafferrare dalle pareti della stanza i vari brandelli di pudore che ti sei strappata di dosso ieri sera quando hai detto l'ultimo: “no, che mi fai…” prima di lasciarti completamente andare appassionata, di farti letteralmente sbranare da me. Ogni tanto con un reggiseno o un ferretto in mano, ti giri: mi lanci un sorrisetto assassino e io capisco di essere cotto di te. Dici che il tuo corpo mi appartiene tutto, che posso farne ciò che voglio. Ma la verità è che tu invece tieni in tasca il mio cuore.
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RDA
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queenb-wharton · 1 month ago
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mcflurry's farm | 06.01.2081
E: «Comunque dicevo, possiamo fare un gioco...» e li guarda tutti «Ciascuno di noi dice tre frasi, due verità e una bugia» spiega brevemente «La persona dopo deve tentare di indovinare la bugia, ma se sbaglia deve bere» sogghigna «E si va avanti facendo il giro» conclude.
A: Ascolta poi proprio la rossa riguardo all'alcolico, eventualmente con il bicchiere pronto, anche se la cosa più divertente le sembra il gioco «Due verità e una bugia, ok, inizio io...» pensando a cosa dire «Ok, ci sono, ci sono» pronta a spararle «Sono alta un metro e ottanta» proseguendo con «Ho mollato Jason il breakdancer dopo pochi giorni» quando, come, chi? Bhò. «Non ho mai avuto un ragazzo» tirando su il calice, pronta a bere oppure no.
G: « Davvero sei così tanto alta? » domanda sbatacchiando gli occhi verso AME « No dai, secondo me è questa la balla! » che sia alta un metro ed ottanta. Fa spallucce in caso berrà e non se ne porrà il problema, intanto che dal naso continua, ad ogni tiro, ad uscirgli fumo verde. « Devo bè? » domanda alla ragazza, pronto in caso ad alzarsi per andare a prendersi la sua punizione oppure no. Così dopo: « Allora, alloraaa.. » va pensando cosa poter dire per il gioco proposto dalla GRIFONDORO e schiocca la lingua contro il palato, una mano tra i capelli che vengono smossi appena un poco, dicendo « Ho rotto due bacchette magiche » sollevando il pollice « Ho fatto da Ballycastle a Dublino sopra un ippogrifo, tipo, ee… » sollevando l’indice e conclude poi con il medio affermando « Prima di Henry II, il mio topo enfatico, c’avevo anche Henry I, ma è morto. » sigh. Per poi chiedere a CORWIN con voce più bassa ma udibile « Ma chi è Jason il coso? » nell'eventualità di poter fare la comare con BRO.
B: Lo guarda dapprima arricciando le labbra, i tratti del viso che si piegano in un'espressione scettica « Non ci credo neanche se mi paghi che ti sei fatto da Ballycastle a Dublino su un ippogrifo. » È il suo decreto quasi istantaneo dopo una brevissima considerazione, poi che sia giusto o no - e quindi sia quella la bugia di Gregory - non sembra preoccuparla particolarmente. Mentre per le sue di frasi, si prende qualche istante per riflettere, picchiettando con le dita sul lato del bicchiere « La prima volta che mi sono ubriacata avevo tredici anni » spara quindi la prima, mantenendo il cipiglio pensieroso « Ho una cotta per Sievert » e chi non ce l'ha? « Per tingermi i capelli ho sempre usato solo tinte babbane. » e tutti potranno ricordare il periodo della chioma dai colori improbabili di B.
C: Sta per mettersi in piedi per testare quella verità o bugia ma il sussurro di GREG lo ferma sul nascere «Non ho un Lumos su chi sia Jason» o la sua mente che in questo momento non collega quel nome a un viso conosciuto. Per quanto riguarda le confessioni del BRO. «Io ce lo vedo a volare su Ippogrifo» più che rompere due bacchette che altrimenti se lo ricorderebbe visto che sono come culo e camicia. Resta in posizione di un eventuale alzata dal divano anche quando tocca a lui indovinate la bugia di BLYTHE. «Beh, mezzo castello ha una città per Sievert» quindi si tratta della verità «Non ti conoscono così tanto da pensare che ti sei ubriacata a tredici anni» ci sta un po' di dubbio nella voce «le tinte......» pensa prima di dire «per me non è una balla che ti sei ubriacata a tredici anni che non ci credo nemmeno se lo vedo che hai usato solo tinte babbane» tiene il bicchierino tra le mani. «Allora.... Da piccolo ho rotto il naso al figlio del mio vicino» sgancia la prima considerazione «mia zia ha lavorato al Ministero» via con la seconda « e.... I miei genitori sono morti» non è un mistero che sia cresciuto con la zia.
E: Ascolta poi le frasi di AMELIA, accigliandosi «Sei stata con Jason?» domanda con espressione perplessa. Che lei mica se lo ricorda questo dettaglio. Sulle frasi di GREGORY si fa pensierosa «Per me la balla è quella dell'ippogrifo» spiega ridacchiando, ma afferrando il bicchiere per bere un piccolo sorso, giusto per inumidirsi le labbra. Su BLYTHE ci pensa un po' di più «Per me non ti sei mai ubriacata» commenta, stendendo le labbra carnose in un sorriso amichevole. In merito a CORWIN scuote il capo «Non hai una zia al Ministero» per lei è quella la palla. Ma in ogni caso non ne ha idea, quindi si prepara a bere. «E ora...» sogghigna «Il gaelico è la mia lingua madre» con estrema calma «L'anno scorso ho bruciato tutti i ritratti che avevo fatto di Ryan» e via la seconda frase «Non ho nessuno zio né cugino» conclude.
A: Che sia esattamente un metro e ottanta forse non è vero, ma che è praticamente alta quanto Corwin si. «Un metro e ottanta di bellezza, eppure dovresti essertene reso conto» assottigliando lo sguardo verso Gregory «Bevi. Jason il breakdancer è stato effettivamente il mio ragazzo per tipo... bhò, una settimana, poi l'ho mollato, te l'ho anche detto» abbassandosi in squat per sedersi, riallungando le gambe. Le viene da ridere alla reazione alla sigaretta di BLYTHE «Aspetta, aspetta...» alzando un sopracciglio «Vuoi bere anche te, nanetta?» e sembra avere la sua opinione sulle frasi della compagna di casa mentre prova quella bevanda alcolica che Embeth le ha versato è che sembra amare particolarmente. [...] Ascolta anche le frasi di Corwin e si vede bene che non ha idea di quale sia la bugia senza pensarci bene. Osserva quindi Embeth con le sue frasi «Ed il gaelico è meglio di quel posh... va bè, vero» riflettendo su Ryan «Ringraziamo che non hai bruciato lui... vero» concludendo con un «Bevi» sicura di sè, anche se alla fine al primo giro si è scolata pure lei il suo calice.
G: facendo un po’ spallucce dalla sua posizione che cerca di mettere leggermente più seduta rispetto a prima anche solo per sporgersi e prendere il suo liquido color rossastro, nel suo bicchiere che sa di buonissima caramella. E lo fa con gusto mentre si passa poi la lingua sulle labbra ed un secondo controllo al bicchiere per non lasciarci manco una goccia. « E INVECE L’HO FATTO! » alzando un pugnetto come di vittoria, quello che tiene il bicchiere ormai vuoto, mentre se la ride un pochino, più che altro raccontandolo prima a BLYTHE ma anche agli ALTRI: « Abbiamo fatto una pausa ovviamente, di un paio di notti e poi varie altre pause nel viaggio di giorno. Però l’ho fatto! Ero con mio nonno ed alcuni suoi amici che allevano ippogrifi, è stago grinzafichissimo.. comunque Herny II è il mio primo topo enfatico, non è mai esistito un Henry I. » e fa una linguaccia in direzione della SERPEVERDE, ridendo un po’. « Quindi, chi deve bere.. » a parte BRO che è stato bravo. « Ma com’è che state tutte ossessionate da Sievert, ciè. » e in questo caso chiede aiuto ed uno spalleggiamento gradito da parte di CORWIN, dato l’evidente eyeroll che fa Gregory a riguardo della faccenda.
B: Ha una smorfietta tutta per AMELIA « Non sono così tanto più bassa di te eh » la apostrofa quindi con fare puntiglioso, del resto dal suo metro e settanta non vuole sentirsi chiamare nanetta. Neanche se Amelia la batte di dieci centimetri. « ma sì » vuole bere e lo fa, mentre sorrisetto le piega involontariamente le labbra perché il sapore del suo whiskey è quello dolcissimo della pumpkin pie. Alza gli occhi al cielo con un piccolo sbuffo, non ci ha preso neanche per Gregory nonostante non sembri così restia a bere ancora dal suo bicchiere, svuotandolo, mentre segue il racconto del ragazzo « Perché il tuo topo sarebbe il secondo se non c'è stato un primo? Non ha alcun senso » abbiamo una sore loser qui. « Perché è bello, intelligente e super carismatico, forse? » ed ecco perché siamo tutte ossessionate da Sievert, caro GREG. [...] « Willoughby ci ha preso, solo la prima volta ho usato una tinta babbana... Le altre volte ho fatto con lo streghet, è più facile da togliere poi. » Spiega brevemente con una scrollata di spalle, quindi tocca ad Embeth bere ed anche a lei, visto che Corwin non ha sbagliato, quindi ne approfitta per riempirsi il bicchiere, che diventa man mano di un bel colore aranciato, proprio come quello della zucca.
C: Aggrotta la fronte avvicinando le sopracciglia al centro. «Che senso ha chiamare un topo Henry II senza un primo?» no, non ci vede una logica aggiungendosi alle perplessità di BLYTHE. Sbuffa una mezza risata al reazione di GREGORY. «Bevi, MCFLURRY» solleva il proprio bicchiere per invitare la GRIFONDORO a bere. «Ho detto che ha lavorato, non che ci lavora ancora» si riferisce ovviamente alla zia «prima di aprire il negozio, era una ministeriale» rivela a chi non conosce tutta la storia del nipponico «e io miei genitori non sono morti ma sono spariti dopo che sono nato» ma potrebbero essere pure defunti per quello che gli riguarda. Solo i più attenti potranno scorgere una nota amara dietro a quel sorriso strafottente. «Avrò scoperto la tua bugia ma io bevo lo stesso» scocca un occhiolino a WHARTON prima di servi di quel liquido arcobaleno Manda giù un liquido color verde come il tè verde come se volesse mandare via un boccone amaro. Ogni volta che fa riferimento alla propria famiglia, ha sempre una strana reazione. «Io vado a prendermi una boccata d'aria» si rimette in piedi già pronto a prendere la strada della campagna.
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emotivamentespenta · 2 months ago
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Mia madre che mi fa incazzare appena alzata.
Grazie sei n'amica.
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flintsilvers · 4 months ago
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appena fatto l'errore di guardare in1/2h perché ho sempre l'illusione che essendo rai3 sia un programma quantomeno neutro (sigh) e invece dopo le sviolinate strappalacrime su una bambina palestinese ha raccontato "la storia di gaza" partendo dal '93 (convenientemente tralasciando il mezzo secolo di storia precedente) parlando sostanzialmente di quanto siano cattivi e ingrati i palestinesi nei confronti dei buoni israeliani che gli consentivano di muoversi da e per gaza come, e cito, "cittadini quasi normali". (non ha detto ovviamente che rabin sia stato ucciso da un israeliano, anzi dato che ha menzionato l'assassinio di rabin mentre elencava attentati palestinesi sembrava che l'avessero ucciso loro. non ha mai parlato di apartheid. non ha parlato minimamente delle violente repressioni israeliane a ogni minima alzata di testa palestinese. e così via.)
non mi aspettavo certo un racconto esaustivo e indulgente nei confronti dei palestinesi, ma sembrava davvero di guardare un video di propaganda approvato dal mossad. imbarazzante è dire poco. disgustoso forse è il termine più adatto.
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lanimaneradiunafarfalla · 2 years ago
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Quando ti sei appena alzata e già ti domandi a che ora finisce sta giornata..
Buongiorno!
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intotheclash · 1 year ago
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CAPITOLO 2
“Pietro! Pietro! Affacciati!” Urlò la prima voce.
“E muoviti! Sei diventato sordo?” Fece eco la seconda.
Cazzo, no che non ero sordo! Ci sentivo benissimo, l’inconveniente era che avevo solo dodici anni. E a quell’età non puoi fare come ti pare, specialmente se è domenica e sei a pranzo con la tua famiglia. Tutta la tua famiglia, tuo padre compreso, che, gli altri giorni della settimana, è sempre via per lavoro: camionista per una ditta di travi e tavolati in castagno. Lavoro di merda, secondo i miei pochi anni, ma pur sempre un lavoro.
Sentivo le spine sotto al culo, ma guai a sollevare le chiappe senza permesso, così continuavo a fissare il minestrone, che tra le altre cose mi faceva pure schifo, e a giocherellare con il cucchiaio fingendo indifferenza.
“Pietro! E forza! Sei sempre l’ultimo!” Insistettero dal vicolo.
Mio padre sbuffò un paio di volte, mollò le posate, distolse lo sguardo dal telegiornale e mi allungò uno scappellotto.
“Ahio! Cosa ho fatto ora?” Protestai.
Mi fissò con i suoi occhi chiarissimi e l’aria burbera di sempre, poi ordinò: “Su, affacciati e senti cosa vogliono quei piccoli rompicoglioni dei tuoi amici; ché così non mi fanno capire una sega! Già non lo sopporto quello del telegiornale, se non mi fanno neanche capire quello che dice, me lo spieghi tu cosa cazzo lo guardo a fare?”
Controllò il suo orologio e aggiunse: “Ma è appena l’una e quaranta! Come li fanno mangiare ‘sti bambini quelle scansafatiche delle loro madri? Li imboccano con la fionda? Su sbrigati Pietro, che sento che stanno iniziando a girarmi.”
“Tanto a te girano sempre!” Pensai mentre mi precipitai sul balcone.
“Era ora Pietro! Ma che te stai a magna'?” Dissero in coro Tonino e Sergio non appena mi videro.
“Veramente ho iniziato adesso! Ma che volete a quest’ora? E’ troppo presto, i miei si incaz… si arrabbiano se rompete all’ora di pranzo.” Risposi.
Fortunatamente avevo fatto marcia indietro in tempo. O almeno così speravo. Mia madre diventava una iena quando mi scappava qualche parolaccia. Diceva che, per quel genere di vocabolario, bastava e avanzava mio padre. E non è che avesse tutti i torti.
“Ma che ti sei rincoglionito? La proposta l’hai fatta tu ieri sera ed oggi già non te la ricordi più?” Mi ammonì incredulo Tonino.
“Allora davvero sei rincoglionito!” Aggiunse Sergio, che, dei due, era quello che andava sempre a rimorchio.
Finalmente lo sguardo mi cadde sulle biciclette appoggiate al muro scrostato della casa di fronte e la nebbia nella mia mente si diradò all’istante.
“Cazz…volo! Il fiume! Dobbiamo andare al fiume a fare il bagno! Me l’ero proprio scordato! Che testa di legno che sono!” Dissi
“Di legno è dir poco! Di cazzo è più esatto!” Disse Tonino ridendo e facendo ridere anche Sergio.
“Aspettatemi lì, finisco in fretta di mangiare e scendo. Non vi muovete!” Dissi ancora.
“Sbrigati però, che gli altri sono già sotto porta che ci aspettano. Avevamo detto alle due precise!” Insistette Tonino.
“E allora? Non sono ancora le due, stronzi!” Stavolta mi era scappata sul serio e sperare che sarebbe passata inosservata era un’illusione che neanche io potevo concedermi.
“Pietro! Vieni subito dentro!” Fu l’ordine militaresco di mia madre. Come volevasi dimostrare.
Rientrai immediatamente in cucina e la trovai già in posa per la predica. Si era tolta il tovagliolo da sopra le ginocchia, si era alzata in piedi, aveva divaricato leggermente le gambe, ma, quel che è peggio, aveva appoggiato il dorso delle mani sui fianchi, che era davvero peggissimo. Tutte e due le mani, la posizione della brocca, praticamente tuoni e fulmini in arrivo. Fosse stata una sola mano, la posizione a tazzina, come l’avevamo battezzata noi ragazzini, te la potevi anche cavare a buon mercato, ma con la brocca eri finito. Avrei volentieri pensato: “Erano cazzi!” Ma in quel frangente avevo persino paura a pensarle, le parolacce; non tanto per la sgridata, o gli scappellotti, che avrei potuto prendere e che avrei sicuramente preso; quanto per la paura che mi avrebbero potuto vietare di uscire. Quella si sarebbe stata una catastrofe planetaria.
“Allora, signorino? Quante volte ti ho ripetuto che non voglio che tu dica le parolacce?”
“Scusa mamma, mi è scappata!” Risposi col tono più innocente che riuscii a trovare.
Non vidi partire la mano, ma l’impatto con la mia testa lo sentii; eccome se lo sentii.
“Ahio!” Urlai tra il sorpreso, l’arrabbiato e il piagnucoloso. Poi guardai mio padre di traverso.
Lui raccolse il tovagliolo con la mano assassina, si pulì i folti baffi castani, mi fissò e disse: “Scusa, mi è scappato. Non volevo. Magari se ci avessi pensato prima, sarei anche riuscito a non dartelo; ma purtroppo è così che va il mondo e io non posso farci un cazzo di niente!”
Da una parte mia madre, ovvero la teoria, dall’altra mio padre, senza ombra di dubbio la pratica. Insieme formavano una morsa d’acciaio che mi avrebbe stritolato senza scampo. Potevo dire addio agli amici, al fiume, al bagno e a chissà quanti altri divertimenti.
Ma non andò così. Una via di fuga esisteva, ridotta al lumicino, ma esisteva ed io la imboccai di filata, incurante dei tremendi pericoli ai quali sicuramente andavo incontro. Non fu una scelta consapevole, proprio no, fui costretto ad imboccarla dalla rabbia e dal desiderio di vendetta per essere stato colpito, a mio avviso, ingiustamente e a tradimento.
“Allora perché lui le dice in continuazione?” Urlai verso mia madre, ma rivolgendomi più che altro a mio padre. Gli occhi mi si affollarono di lacrime, ma le trattenni stoicamente. Ero schifosamente orgoglioso, fin da piccolo. Era un colpo basso, lo ammetto, avventato e alla cieca, l’ultimo colpo, di quelli che come va, va; quello della disperazione, che ti può regalare il KO, ma che, più spesso, fa finire te al tappeto e trionfare l’avversario.
“Cosa, cosa?” Ringhiò basso mio padre.
“Le parolacce ecco cosa! Perché tu puoi dirne quante ne vuoi, ma se ne scappa una a me sono guai? Penso che se una cosa è sbagliata, è sbagliata per tutti!” Dissi, sempre con le lacrime in bilico e sforzandomi di non abbassare lo sguardo. Un rischio della Madonna!
Fu ancora svelto come un gatto, mi afferrò per la maglietta e mi trascinò a pochi centimetri da lui, facendomi rovesciare la sedia dove prima ero seduto. Ma come aveva fatto? Era grosso come un armadio e con la pancia di chi non sa mai dire di no ad una bella bevuta; ma quando si muoveva era Flash Gordon in persona. Certo che da grande avrei voluto essere come lui! Nessuno mai si sarebbe azzardato a prendermi in giro!
“Ascolta bene, stronzetto,” Mi disse inondandomi col suo alito di vino. Di vino: staccato,”L’unica persona che poteva dirmi ciò che dovevo, o non dovevo fare, era mio padre ed ora sta sotto un paio di metri di terra. Pace all’anima sua.”
Devo dire che il sospetto che lo avesse ammazzato lui mi attraversò la mente, ma mica potevo dirlo.
“Adesso ho quarantacinque anni,” Proseguì,” e nessuno, dico: nessuno, può permettersi di darmi degli ordini.”
“Io non…” Tentai di giustificarmi.
E giù un altro scappellotto, stavolta un po’ più sonoro, visto che mi rimbombarono i pensieri. Il vecchio ora era incazzato sul serio. Ora non potevo fare passi falsi. Dovevo stare attento a giocare bene le mie carte. Soprattutto dovevo uscire il più in fretta possibile da quella spiacevole situazione. Fortunatamente ed inaspettatamente mia madre arrivò in mio soccorso. Cuore di mamma non tradisce mai.
“Dai Alfredo, lascialo stare. Basta con gli schiaffi!” Disse con tono pacato ma perentorio.
“Cosa fai ora, Maria? Prendi le sue difese? Io intervengo a darti manforte e tu mi vieni contro? E’ ora che qualcuno insegni davvero l’educazione a questo moccioso sfrontato e se non vuole capire con le buone, peggio per lui! Io sono cresciuto a pane e scapaccioni tuttavia non mi sono mai sognato di rispondere a mio padre; anche perché mi avrebbe scorticato vivo!”
“Ma io non ti ho risposto male! Ho solo dett…”
Fu il terzo scappellotto della giornata a troncare il discorso e a sbaragliare la mia timida difesa.
“E basta Alfredo! Piantala di alzare sempre quelle tue manacce! Poi non picchiarlo sulla testa che è pericoloso!” Lo ammonì di nuovo mia madre.
“Così impara a parlare soltanto quando è interrogato! In quanto agli schiaffoni invece, di cosa hai paura? Per il tuo marmocchio la testa non è un organo vitale, visto che è vuota. O forse temi che il rimbombo possa causargli danno all’udito?” Concluse ridendo di gusto.
Cosa volete farci, mio padre era fatto in questa maniera: se la suonava e se la cantava. Faceva le battute e rideva da solo. Era capace di passare dall’incazzatura più nera all’ilarità più sfrenata, e viceversa, in un battibaleno. Difatti mi strizzò l’occhio, mi scompigliò i capelli neri e arruffati e disse:”Dai, finisci la minestra, mangia la carne e fila via. I tuoi amici saranno già in pensiero.”
“E no, cari miei!” Intervenne mia madre sempre mantenendo la posizione; ma ebbi l’impressione che la “brocca” in questa circostanza, fosse tutta per mio padre: “Con te facciamo i conti dopo,” Disse rivolta al vecchio, “In quanto a te signorino: ora finisci di pranzare, poi te la fili dritto, dritto in camera tua. Uscirai domani. Sempre che tu sia capace di non dire ancora parolacce.” E questo era per me.
“Ma dai, Maria! Tre sberle, per oggi, vanno più che bene come punizione. Domani, se si azzarderà ancora ad essere maleducato, lo portiamo al fiume e ce lo affoghiamo! Così ci togliamo il pensiero!” Detto ciò si batté forte sulle gambe e rise a crepapelle.
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